Critica (estratti)
amleto a pranzo e a cena
da shakespeare
di e con oscar de summa
Shakespeare a pranzo e a cena, pane quotidiano dei nostri autori e attori, che lo consumano di continuo. Lo ammette Oscar De Summa stesso nel prologo-allocuzione del suo spettacolo scusandosi perche anche loro quattro (con Angelo Romagnoli, Armando Iovino e Roberto Rustioni) sono li per un Amleto. Niente Ibsen e nemmeno Pirandello. Un altro Amleto, si. Fatto in casa, pero. Come le fettuccine della nonna, arrangiato con gli ingredienti che uno si ritrova nella credenza, passandosi il matterello per tirare la pasta l'uno all'altro. Un Amleto mattacchione, meta testuale — come va molto nelle giovani drammaturgie -, polifonico. De Summa c'azzecca. Va a regia sciolta, cambi a vista, con una partitura manipolata di continuo, piu vicino alla comicitb slapstick che alla tragedia. Shakespeare al cubo, anzi al cubetto, eppure con una fedelth sottile persino nel cast, tutti maschi come ai tempi di Elisabetta.
Rossella Battisti - L'Unità
Nello smontare l'aura di classico di Amleto, Amleto a pranzo e a cena, ideato e diretto da Oscar De Summa (che ha già firmato anche un interessante Riccardo III) con De Summa stesso, Angelo Romagnoli, Armando Iovino, Roberto Rustioni, ne fa un gioco di ironia e grazia, di provocazione e poesia. Tutti uomini, vestiti con i costumi avanzati da uno spettacolo di Nekrosius (cosi almeno ci viene detto dalla scena), gli attori su una nuda pedana denunciano la loro poverth e la loro miseria, si scambiano scaramucce, fanno baruffe tra loro, ma quando recitano Amleto, pur contaminandolo della loro quotidianità, lo recitano credendoci, consapevoli che, finzione o realtà che sia, quella tragedia di Shakespeare siamo noi. A pranzo e a cena.
Anna Bandettini - La Repubblica
Amleto a pranzo e a cena nasce come se un'antica compagnia italiana, consapevole dei propri limiti, adattasse ai corpi dei propri quattro attori il testo piu classico e più rappresentato. Non per rendere omaggio a Shakespeare, ma per trovare un linguaggio che comunichi con qualsiasi pubblico, in qualsiasi situazione. Uno farà tutte le parti femminili, un altro quelle più rudi, un altro quelle più tronfie, e uno infine darà il volto al protagonista. In realtà i quattro attori in questione sono giovani e sperimentatori consumati. Insieme sembrano divertirsi, ma con intelligenza divertono davvero qualsiasi pubblico. L'antica italiana è l'arte della commedia per eccellenza. Senza pretese esaustive, in quella forma apparentemente leggera, i quattro attori frugano tra le infinite pieghe e suggestioni dell'Amleto. (...) Perché in quel racconto e in quell'intreccio ci sono i fondamenti di ogni convivenza. E proprio nel vederli indagati, incompresi, esagerati dai quattro attori scatenati, si svelano regole e principi, passioni e debolezze. La carica «pedagogica» dello spettacolo a una sorta di trucco. Servirà all'apparenza per acchiappare il pubblico; in realtà è la prova che spesso ridendo si va molto vicini alla verità.
Gianfranco Capitta - Il Manifesto
... Chi fa sul serio, l'unico, è Oscar de Summa. Nel suo "AmIeto a pranzo e cena" c'è una punta di reale insofferenza - per il teatro di tradizione, per il troppo Shakespeare. Insofferenza, quindi critica, critica reale dell'esistente. Quando lui e i suoi tre eccellenti attori, Armando lovino, Roberto Rustioni e Angelo Romagnoli, eccedono nel farsesco, lo sfottò dei personaggi dell'Amleto diventa accattivante, come lo sono gli altri loro coetanei, scrittori o registi. Ma il pisù delle volte lo spettacolo si mantiene sul filo di ironia impercettibile - e sono i casi in cui diventa sacrosanto prendere le distanze anche da Shakespeare; dal troppo Shakespeare che ci viene quotidianamente ammannito.
Franco Cordelli - Il Corriere della Sera
La comicity (ed è una comicity nello stesso tempo frenetica ed intelligente) discende dalla reazione scatenata fra le alte battute originali lasciate intatte, il modo in cui vengono pronunciate nella circostanza e l'ordito di gag che le imprigiona: vedi, tanto per fare qualche esempio, l'essere o non essere che diventa uno sgangherato rap, il Polonio che tira le cuoia esclamando "L'uomo è mortale, un arazzo è per sempre" e il Laerte che arriva dalla Francia intonando "A paris" è maniere di un assai improbabile Yves Montand. Molto bravi e perfettamente in linea con l'assunto dello spettacolo i quattro interpreti: accanto a De summa (una Gertrude ed Ofelia barbute), Armando Iovino (Amleto), Angelo Romagnoli (Claudio, una guardia, Guildersten) e Roberto Rustioni (Rosencrantz, Polonio, Laerte ). Ma infine è solo uno scherzo? Pensiamo al sempre valido monito di Jan Kott: "L'Amleto è come una spugna. Basta non stilizzarlo e non rappresentarlo come un pezzo da museo, perché assorba immediatamente tutta la nostra contemporaneità".
Enrico Fiore - Il Mattino
Dal capolavoro Shakespeariano Oscar De summa realizza una proposta vivace e colta (...) Sono quattro gli interpreti, Oscar De summa, Angelo Romagnoli, Armando Iovino, Roberto Rustioni, che si cambiano continuamente d'abito e di ruoli, a raccontare in questa forma ilare, con continui commenti interni, molte le occasioni per ridere, questa tragedia che ha avuto innumerevoli interpretazioni, di lettura critica, di trasposizione scenica.. Esilaranti le scene dove le battute saltano dall'uno all'altro, inseguendosi in buffi tormentoni. Il ritmo e scandito, spesso anche dai passi, ogni scena giocata su modalità teatrali differenti. (...) Nell'affanno che diverte - non mancano dialoghi con il pubblico, ammiccamenti complici-la teatralità a sempre ricca, di un umorismo vivace e colto. Insomma "una tragedia". Il resto naturalmente a silenzio. Buio in sala: un esplosione di applausi.
Valeria Ottolenghi - La Gazzetta di Parma