Critica (estratti)
stasera sono in vena
secondo capitolo della trilogia della provincia
di e con oscar de summa
finalista premio Ubu 2015 | finalista premio rete critica 2015 | premio cassino off 2015 | premio della critica Anct "histryo" 2016 | premio rete critica 2016 | premio "Mariangela Melato" 2017
Testo vincitore del premio Cassino Off con la seguente motivazione
Per aver affrontato con leggerezza, coraggio, responsabilità e ironia il problema della droga, che parte dai ricordi dell'adolescenza pugliese per arrivare alla Sacra Corona Unita, attraverso un racconto narrato da un solo attore ma cantato da più voci. Un "concerto" blues in cui la storia personale viene messa al servizio di un tema difficile cui serve la luce di un attore, oggi, che se ne carichi il peso ma lo vada a misurare con l'astuzia delle immagini, con il colore della musica.
"Oscar De Summa è bravissimo come autore ma anche di più come attore per come è uscito dai binari del teatro narrazione: solo nella scena vuota, seduto su un amplificatore, davanti a un microfono che usa in modo espressivo, non fa un monologo, ma restituisce un racconto a più personaggi e più lingue, dall'italiano al dialetto, come fosse dieci attori…"
Anna Bandettini - La Repubblica
"C'è prima di tutto un racconto, un racconto blues. E allora, cantando di gusto e di cuore grandi classici del rock, prendono corpo come improvvisi i volti e le azioni di personaggi dai caratteri esclusivi. […] Si ride molto, dietro alle peripezie di adolescenti pugliesi in perenne alterazione, eppure ci sono scene di grande intensità tragica, come quella dell'estasi, con la luce arancio-ramata e il movimento come a nuotare nell'aria, o l'amarissima scena di un'astinenza senza limiti di umiliazione. …
Si chiude, uno spettacolo ricco e divertente. Eppure qualcosa non quadra, se non si riesce ad alzarsi dalla sedia, se qualcosa fa rimanere lì come appena intossicati da un respiro imprevisto: è una di quelle sere in cui decade il concetto di "dopoteatro", in sala resta un silenzio che pesa, sulle vite vissute e quelle perdute".
Simone Nebbia - Teatro e Critica
Con questo spettacolo De Summa va finalmente alla radice più profonda della sua ricerca, rimestando in una materia autobiografica che risale agli anni ottanta, al prendere piede della Sacra corona unita in Puglia e all'esplosione del mercato della droga, passando per le vite distrutte che questo comporta. Eppure si ride, e molto.
De Summa è un attore straordinario, tra i più bravi della sua generazione, e in questo lavoro dà sfogo alle sue capacità interpretative passando da un personaggio all'altro: caricature, macchiette, ruoli similscespiriani, interpolando ogni figura nel flusso della narrazione.
Graziano Graziani - Internazionale
De Summa arriva qui ad un punto mai raggiunto, dove l'equilibrio fra comico e tragico è perfetto, e la sua resa scenica, a parte qualche fuga sulle ali delle parole e qualche appoggio più "normale", ha i crismi del piccolo capolavoro.Di quando vedi quello bravo che ha tirato fuori i suoi talenti in modo autonomo, arricchito, personale. E ti compiaci di quell'ora di dialogo con l'arte, che solo il grande teatro permette.
Renzo Francabandera - paneacquaculture
Oscar De Summa si conferma un artista d'ingegno sia come autore che come interprete, tenendo avvinto il pubblico come se al posto delle parole ci fosse davanti a lui uno schermo cinematografico. Nel suo testo i suoni amplificati del microfono, le canzoni, la modularità della voce prevalgono sul filo narrativo che si dispiega per flash e quadri. Sul finale il filo si spezza,lasciando spazio ad un tono più emozionale ed evocativo, facendo intravedere nelle ultime note, che, forse, già allora, molti giovani si sono perduti per sempre.
Paola Spedaliere - Il Pickwick
Non c'è vergogna, non esiste esibizionismo nel suo monologo mentre ci apre il cassetto di ricordi dolorosi con Stasera sono in vena (vincitore di questa edizione del "Premio Cassino Off"), memoria che scorre potente e ci conduce nella Puglia anni '80, con quel suo ritmico costante andirivieni di dialetto e ballate, nostalgico come avere sempre gli occhi stretti nelle fotografie che tuo padre ti scattava sempre contro sole…Oscar ce l'ha fatta e ogni sera lo dimostra a se stesso e a tutti quelli che hanno la fortuna di ascoltare le sfumature prodotte da cuore e voce.
Tommaso Chimenti - Il fatto quotidiano
(…)“Stasera sono in vena” ripercorre con una sapiente ironia amara la sua vita passata, da adolescente in Puglia. (…)Affabile nel suo dialogare a più voci, suscita la risata e stempera la tensione che poteva suscitare tra un pubblico non solo di semplici spettatori, bensì persone in condizione di reclusione per aver commesso dei reati(…)L’omaggio dei detenuti per un giorno a contatto con una “libertà diversa” arriva alla fine con un battimani in piedi, tutti protesi verso questo attore che ha saputo raccontarsi e raccontare un’Italia di cui, purtroppo, non ci si può vantare.(…)
Roberto Rinaldi - Rumo(r)scena
(...)Lui è proprio qui a farci vivere, de visu e vibrante, il suo itinerario da Dead Man Walking che alla fine trova la via per morire a quel se stesso e dunque a rinascere nel miracolo di un’altra Vita, altrove. (…) Spicca il volo in un prologo alla sequenza finale di poderosa emozione e suspense: ove un gridato “Hey You” (dalla song dei Pink Floyd) è un richiamo acceso non solo a lei, imago grata e angelica, bensì al proprio Essere affinché non ne sia sepolta la luce senza lottare. Questo spiega il persistente fibrillare corporeo e sottopelle dell’attore lungo la sua performance, alla fine della quale scatta immediata la Standing Ovation dell’insieme di detenuti, scatenando un’ondata di commozione ed energia che è un avvolgente “Halleluja” nel petto e nell’animo dei presenti. Lo spettacolo è in tournée e va visto, va vissuto, per riappacificarsi con le colpe che ognuno può serbare verso di sé. Concedendosi alfine la grazia maieutica del perdono.
Damiano Pignedoli - dramma.it
Lo sguardo di De Summa mantiene l’intimità e il rispetto di un punto di vista interno e allo stesso tempo è profondamente segnato da una continua autoironia, che non è goliardia né abolizione del disagio, al contrario appare come un traguardo, una posizione raggiunta da cui poter osservare il passato con più distanza, ma anche più comprensione. Ne viene fuori perciò una realtà grottesca, dai risvolti fortemente comici, accentuata dal ritmo frenetico dell’attore capace di dar vita a tutti i personaggi, intrecciandoli al racconto, senza fermarsi a far sfoggio di virtuosismo, al contrario inseguendo con rapidità il succedersi delle vicende. Il ritmo accelerato della storia è supportato da una voce velocissima, ora stridula ora roca, capace di sussurrare e di cantare, di sostenere così una lingua dialettale che è di dolore, ma anche di riscatto.
Rodolfo Sacchettini - Lo straniero
… ha suscitato invece un forte effetto-benché già rappresentato in altre sedi- stasera sono in vena di Oscar de summa, in cui l'attore pugliese, attingendo ad una scomoda materia autobiografica, racconta una storia di droga, di spaccio e malavita organizzata. Moltiplicando le voci e i personaggi, lui sfoggia un esuberante estro espressivo: ma l'aspetto più interessante è il passaggio dai toni lievi, spigliati della prima parte alla crudezza della seconda, con uno scarto che fa ancora più male.
Renato Palazzi – Il sole 24 ore
Mentre compartecipa fortemente del proprio dramma Stasera sono in vena di Oscar De Summa. Un racconto in prima persona, che inizia urlando il rock più duro, per arrivare a un drammatico ritratto di gioventù di provincia, prigioniera della droga e dei luoghi comuni e violenti. Un racconto bello e significativo, pieno di pathos e di intelligenza.
Gianfranco Capitta - il Manifesto
L’autore e interprete, pur nella drammaticità del racconto, riesce a inserire il richiamo al silenzio per i ragazzini schiamazzanti ai lati della piazza: evidentemente la sensibilità verso certe problematiche è ancora lontana dall’essere priorità comune.
Uno spettacolo, volutamente – e diciamo, positivamente – intervallato da brani musicali noti che aiutano gli spettatori ad addentrarsi in un’epoca segnata da un vissuto drammatico, a livello personale e generazionale. Da figli dei fiori a eroinomani, da rivoluzionari a tossicodipendenti. Perché?
Luciano Uggè - Artalks
Oscar De Summa, novello Omero, questa generazione la canta, la recita, la sente nelle viscere con una sincerità che arriva diritta allo spettatore.
Dimostra una capacità interpretativa e un ritmo teatrale sapiente, sa crea un climax e un anticlimax, arrivando a quell’Hallelujah finale che non si può ascoltare senza ripensare a Jeff Buckley
Simona Frigerio - Rumo(r)scena
Con esplosiva energia fisica e vocale De Summa ripercorre il viaggio nella sua adolescenza, durante quei giorni di adrenalina e spensieratezza destinati ben presto a trasformarsi in dolore e migliaia di morti per overdose... La sua voce, distorta, graffiante, da sola riesce a ricreare tutti gli amici e i compagni di avventura, che sembra di sentire, di vedere lì, presenti con il protagonista...
Sara Bonci - Corriere dello spettacolo
Lo spettacolo - che sa anche far ridere, in un fluido trascorrere dalla farsa la tragedia, dal sipario grottesco al dramma - diviene così una commossa ma feroce rievocazione di un microcosmo senza speranza.
Laura Bevione - Hystrio
Si tratta di uno spettacolo imperdibile, perché è per quelli che “non usciremo mai vivi dagli anni Ottanta”, in realtà è una storia, tutta nostra, italiana, che potrà parlare ancora a molte generazioni a venire.
Giancarlo Visitilli - Repubblica.it